“Don Andrea Imperiali, V° Marchese di Oria e II° Principe di Francavilla, e qui morto il 25 novembre 1678, così disponeva nelle sue volontà testamentarie: « … Legato di lire duemila da impiegarsi per l’introduzione in detta terra di Francavilla dei Padri delle Scuole Pie… ». Le Principesse Brigida e Pellina Grimaldi, madre e moglie, il 18 novembre successivo cominciarono ad eseguire quanto il figlio e marito aveva scritto vendendo alcune proprietà onde ricavare altro danaro per la futura fabbrica.
Alla costruzione dell’edificio contribuì anche il fratello del defunto Principe Andrea, Giuseppe Renato, allora chierico della Camera Apostolica, poi Cardinale decano dal titolo di S. Giorgio in Velabro, legato in Ferrara l’11 febbraio del 1690 di Papa Alessandro VIII.
Gli Scolopi in numero di sei vennero il 20 gennaio del 1682 e per mano del Vescovo del tempo, Monsignor Cuzzolini, e del Sindaco dottor Benanduci ne ricevettero possesso, avendo ascoltato i patti alla presenza del notaio Marcello Scazzeri.” (1)
“I padri Scolopi, i quali giunsero a Francavilla, ospiti di casa Imperiali, il 20 gennaio 1682 traggono il loro carisma dall’apostolato di san Giuseppe Calasanzio (Peralta de la Sal, 1558 – Roma, 1648) il quale, una volta giunto a Roma, interpretò in termini più concreti alcune delle istanze pedagogiche promosse dal Concilio di Trento (1545 – 1563), in un secolo socialmente arretrato e maldisposto, in una società in cui nobili e ricchi erano fortemente attaccati ai privilegi di casta e di censo, mentre la stragrande maggioranza della popolazione versava in miserevoli condizioni. In tale contesto il Calasanzio mosse alla conquista della fanciullezza povera col proporle una scuola che avesse finalità di religiosa e sociale elevazione, interessanti non solo lo spirito e la mente, ma la stessa realtà quotidiana della vita e del lavoro; in tal modo, al conseguimento di una retta educazione cristiana veniva aggiunto il beneficio di una educazione civica e di una istruzione umanistica e professionale. Anche per questo immediata fu l’intesa tra i padri Scolopi e la cittadinanza francavillese, se il 19 maggio 1682, a pochi mesi dalla venuta dei frati, fu posta la prima pietra della nuova Casa, costruita a spese dell’università, dei cittadini, dei padri ed in minima parte della famiglia feudataria.” (2)
“La costruzione dell’edificio e della Chiesa risale al 1696, come rilevasi dalla lapide che si trascrive:
FUNDITUS ERECTA
PRIMO LAPIDE SOLEMNITER
BENEDICTU
DIE XX OCT. MDCXCVI
tanto che lo storico napoletano Gaspare Pacichelli, passando per Francavilla intorno al 1763, così scrive: « …Tra i monumenti di Francavilla primeggia quello delle Scuole Pie che ancora sontuosamente si sta fabbricando, fondato dall’anima grande, e molto pietosa dell’Ecc.za del signor D’Andrea Imperiale Padre del già vivente Ecc. signor D. Michele Imperiale padrone, dove sono studi di grammatica, humanità, filosofia e teologia… ».
Scrive ancora il Pacichelli che a Francavilla si bandisce l’Ozio con la Negoziazione, e con le scienze, dando opera in una buona casa i Padri delle scuole Pie: tanto che al presente si esercitan nelle Leggi Trenta Dottori, alcuni de’ quali patrocinano in Roma, dodeci nella medicina, e diversi regolari, negli studi Teologici spiccano e ne’ pulpiti.
Sul sito ove sorge l’attuale Chiesa, era, sin dal 1565, una chiesetta dedicata al martire S. Sebastiano, arricchita da tre altari, con beneficio fondato dalla famiglia Papatodero. La facciata della chiesa, semplice nello stile architettonico, s’eleva maestosa su un vasto piazzale. (1)
“L’edificio presenta una facciata a doppio ordine, scandita da lesene con capitelli dorici, ed interrotta, in basso, da un portale sagomato ad orecchio, sul cui architrave campeggia lo stemma degli Scolopi (Scuole Pie). Il motivo si ripete nella finestra centrale murata del secondo ordine. La facciata è completata, lateralmente, nei due ordini, da una doppia coppia di nicchie senza statue e, in alto, da una trabeazione ornata da metope e triglifi. Sul lato sinistro della facciata si eleva un campanile con bifora e monofora, raccordata al fastigio con volute. Bellissima la cupola maiolicata, eretta nel 1728 ad opera di fra’ Benedetto delle Scuole Pie, sul cui alto tamburo viene ripreso il motivo delle lesene e dei triglifi della facciata.“ (3)
“La cupola, non prevista nel primo progetto, risale al 1728, e si ispira al modello presente nelle chiese romane per quello che riguarda la struttura, specialmente dell’interno, ampiamente sventrato. Essa, primo esempio in Puglia di tal genere, offre, tra l’altro, una decorazione con tasselli di ceramiche policrome, originale, per quei tempi, nel Salento, ma già allora ampiamente in uso nelle coperture delle cupole napoletane e campane. Fu questo, di certo, un significativo apporto dato all’arricchimento del patrimonio ecclesiale della regione da parte dei padri delle Scuole Pie attraverso l’opera dell’architetto manduriano padre Benedetto Margarita, che molto contribuì alla fase operativa riguardante la traduzione materiale del progetto di costruzione della chiesa.
La nuova fabbrica, pertanto, sorta su un precedente luogo di culto, misura trentuno metri di lunghezza e nove di larghezza e, pur essendo a navata unica, si sviluppa a pianta basilicale con ampia aula, completata da tre cappelle su ambo i lati longitudinali, con un ingresso, con l’area presbiteriale e con la sacrestia. Il primo tratto di questo complesso, che misura ventuno metri circa, è coperto con volta a botte lunettata, con quattro lunette per lato, ed ha un’altezza, all’imposta di 11 metri, in chiave di 15,50.
Nella navata si accede tramite un atrio rettangolare, delimitato a sinistra dal vano battistero, a destra da quello di ingresso secondario e, di fronte, da due colonne a bulbo realizzate successivamente. La differenza di volume tra l’atrio e l’aula assembleare, l’abbondanza di luce che filtra dalle ampie finestre, presenti all’interno delle lunette della volta, la considerevole altezza della volta di copertura nonché della cupola, la ritmicità e la snellezza dei pilastri accentuata dalle paraste, caratterizzate da ampie scanalature, conferiscono, a coloro i quali visitano questa chiesa, una intensa sensazione di coinvolgimento spaziale.
Il barocco presente all’interno della chiesa si dipana nei minuti particolari degli stucchi eleganti del soffitto e dei cornicioni, dolcemente illuminati attraverso i finestroni, e come risulta dalle vivaci volute dei capitelli compositi.
Partendo da destra di chi entra le cappelle laterali sono dedicate a san Francesco da Paola, san Roberto, sant’Elzeario, san Gaetano di Thiene, san Giuseppe Calasanzio e san Giuseppe.
Di questi sei altari i primi quattro furono realizzati nella seconda metà del ‘700 in stucchi policromi, mentre degni di ammirazione, da un punto di vista artistico, sono gli ultimi due: quello dedicato a san Gaetano da Thiene fu costruito da Brigida Grimaldi, vedova di Michele, secondo principe di Francavilla, come indica l’iscrizione posta su un cartiglio al di sopra della cornice del quadro: Tutelari suo Birgitte Grimaldi Imperiali posuit 1700. L’ultimo, dedicato a sant’Elzeario, fu voluto dalla principessa Irene di Simeana, moglie di un altro Michele, terzo principe di Francavilla, come indica l’iscrizione posta sulla sommità della cappella: Iren Delphinae sim. In honorem dicavit.
Entrambi gli altari, scolpiti in pietra a Lecce, in quel periodo fiorente cantiere di arte barocca, furono montati in spazi più stretti rispetto all’impianto per il quale erano stati eseguiti, affastellando colonne e nascondendo figure e decorazioni che sembrano pensate e scolpite per spazi più ampi.
Le colonne tortili da cui pendono angeli, fiori ed animali, intrecciati in una fantasia di merletti intricati e perfetti nei particolari, rappresentano un unicum a Francavilla Fontana, dal momento che esecuzioni del genere si preferirono in altre chiese cittadine prettamente barocche.
Le tele di questi due altari raffigurano la Vergine ed il Bambino con san Gaetano da Thiene e la Vergine con i santi Elzeario de Sabran e la beata Delphine de Signe, dipinte da Diego Oronzo Bianchi da Manduria (1683 – 1767). In entrambe sono stati rilevati influssi di Luca Giordano e Francesco Solimena, il primo dei quali si dice sia stato maestro del più insigne rappresentante della famiglia Bianchi, vale a dire l’abate Matteo Nicolò.
Sempre Diego Oronzo Bianchi é autore di un’altra tela raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Francesco da Paola e Filippo Neri (non rinvenuta), risalente al 1723 ed un tempo collocato sul lato destro del presbiterio della chiesa. Anche qui, come nei precedenti quadri, una delle principali caratteristiche è data dall’affollamento dei personaggi, che qui si accompagna alla vivacità sottolineata dal dinamismo degli angeli che sembrano accompagnarsi alla luce che illumina la scena principale, senza dimenticare la plasticità della figura del Bambino Gesù. Soprattutto ritroviamo, qui, quell’armonia delle forme ravvisabile nel volto della Madonna, capace di coniugare, in sé, dolcezza e tristezza. Tra i pittori che hanno arricchito il patrimonio artistico della chiesa di san Sebastiano, vanno annoverati, infine, il Carella ed un certo Todero di Francavilla, maestri di quella scuola pittorica voluta dai feudatari in san Sebastiano e diretta, per un certo tempo, da Ludovico e Modesto delli Guanti, formatisi presso la Casa degli Scolopi. In particolare il Carella ripropone, quasi a distanza di trent’anni, lo stesso soggetto pittorico rappresentato da Diego Oronzo Bianchi, senza aggiungere nulla di nuovo se non una maggiore simmetria e spazialità di cui sembra godere ciascuna figura, avvolta, tra l’altro, in tonalità cromatiche più calde, con tratti più dolcemente sfumati rispetto all’originale.“ (2)
Primo altare partendo da destra di chi entra dedicato a S. Francesco da Paola
Secondo altare partendo da destra di chi entra dedicato a San Roberto Vescovo
Terzo altare a destra dedicato a San Elzeario
Terzo altare a sinistra dedicato a San Gaetano Thiene
Secondo altare a sinistra dedicato a San Giuseppe Calasanzio
Primo altare a sinistra dedicato a San Giuseppe
Si ringrazia Mario Carlucci per la collaborazione
Bibliografia e sitigrafia:
“Legenda: allo scopo di non tediare il lettore con la ripetizione delle fonti citate, è stato attribuito un numerino per ogni opera consultata, che si ritroverà al termine della citazione e che consentirà l’esatta attribuzione bibliografica.”
(1) http://emeroteca.provincia.brindisi.it/Archivio%20Storico%20Pugliese/1951/fasc.%202%20articoli/Il%20Real%20Collegio%20Ferdinandeo%20di%20Francavilla%20Fontana%20(1678-1867).pdf
(2) http://www.fondazioneterradotranto.it/2013/01/20/la-chiesa-di-san-sebastiano-in-francavilla-fontana-2/
(3) http://terradeimessapi.it/chiesa-di-san-sebastiano-e-convento-degli-scolopi/
(4) Foto Chiesa di San Sebastiano – I.P.S. De Marco Istituto Professionale Statale Brindisi-Francavilla F. Publiedit 2012. (Fotografie realizzate dalle classi IV e V dell’I.P.S. De Marco-Francavilla F. coordinate dal prof. Giuseppe Lombardi)